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Il percorso della PAC

Ma qual è stato l’iter che ha portato alla definizione della Politica Agricola Comune 2023/2027, a livello di Unione Europea e poi in Italia, e alla regionalizzazione degli interventi in Valle d'Aosta?

Il percorso dell’Unione Europea

Per delineare il percorso della nuova programmazione dei fondi europei 2023/2027, l’Unione Europea ha pubblicato negli anni alcuni documenti di riferimento, che hanno tracciato il quadro d’insieme al quale deve tendere l’agricoltura del futuro e hanno fissato, attraverso precisi indicatori, gli obiettivi che devono essere perseguiti.

La Comunicazione “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”
“Il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura" è il titolo della Comunicazione con cui, nel novembre 2017, la Commissione europea ha avviato il processo di riforma della Politica Agricola Comune (PAC) in vista del periodo di programmazione 2023/2027. Nel testo, si evidenzia il contributo che l’agricoltura offre nel fornire cibo ai cittadini, in quantità e qualità adeguati, nel tutelare le risorse naturali, nell'assicurare posti di lavoro, nel promuovere le zone rurali e nell’incentivare il mercato unico. Attraverso questo documento, l’UE ribadisce quindi il ruolo che la PAC dovrà avere nel promuovere:

  • l'occupazione, la crescita e gli investimenti di qualità;
  • l'economia circolare e la bioeconomia, rafforzando anche la tutela dell'ambiente e la lotta e l'adattamento ai cambiamenti climatici;
  • il trasferimento della ricerca e dell’innovazione al settore produttivo;
  • la promozione dell'economia digitale nelle aree rurali e i processi di digitalizzazione delle imprese agricole;
  • le azioni a favore della tutela e dell'integrazione dei migranti che vivono e operano in aree rura

Il documento pone inoltre l'accento su tre aspetti che devono qualificare il processo di riforma della PAC:

  • norme più semplici con meno burocrazia;
  • approccio flessibile orientato ai risultati;
  • più competenze agli Stati membri, che avranno maggiori responsabilità nel raggiungimento dei risultati.

Il Green Deal
Ad integrazione della Comunicazione del novembre 2017 e in linea con le prime proposte di regolamento formulate nel gennaio 2018, nel novembre 2019 la Commissione ha pubblicato la Comunicazione sul Green Deal europeo, ovvero il Patto verde europeo, un insieme di iniziative politiche il cui obiettivo è di far diventare l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.

La Comunicazione sollecita gli Stati membri a promuovere l’adozione di soluzioni per ridurre le emissioni di tutti i settori produttivi, per estendere il sistema di scambio di quote di emissione, per sviluppare fonti di energia più pulite e tecnologie verdi, per promuovere un'economia realmente circolare e per proteggere la biodiversità, indirizzando a queste priorità le future politiche comunitarie di intervento.

Le strategie Farm to Fork e Biodiversità
Sempre nell'ambito del Green Deal europeo, a fine maggio 2020, la Commissione ha reso pubbliche due importanti strategie che rendono operativi alcuni dei principali obiettivi legati ai sistemi alimentari, alla sostenibilità dell'agricoltura e alla conservazione delle risorse naturali: la strategia “Dal Produttore al Consumatore” (A Farm to Fork strategy, for a fair, healthy and environmentally-friendly food system) e la Strategia sulla Biodiversità per il 2030 (EU Biodiversity strategy for 2030).

La strategia Farm to Fork è il cuore del Green Deal Europeo, in quanto affronta le sfide legate alla sostenibilità dei sistemi alimentari, riconoscendone le connessioni con la salute dei cittadini, della società e dell'ambiente. La strategia si sviluppa intorno a sei macro-obiettivi, che riguardano: la sostenibilità della produzione alimentare, la sicurezza nell'approvvigionamento alimentare (la cosiddetta Food Security), la sostenibilità nelle fasi delle filiere alimentari successive a quella agricola (distribuzione, vendita, ristorazione, etc.), la promozione di un consumo alimentare sostenibile, la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari e la lotta alle frodi nelle filiere alimentari. Si tratta, pertanto, di una strategia molto ampia e trasversale a diverse politiche e fondi europei, pensata per affrontare sfide diverse che richiedono un approccio sistemico e complesso, declinato in alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2030, tra i quali:

  • riduzione del 50% dell'uso dei pesticidi chimici;
  • riduzione del 50% della perdita di nutrienti, per il recupero della fertilità dei suoli;
  • riduzione del 20% dell'uso dei fertilizzanti;
  • riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici per gli animali d'allevamento e di antibiotici per l'acquacoltura;
  • raggiungimento di almeno il 25% di terreni agricoli biologici a livello europeo

L'altro grande pilastro del Green Deal Europeo è la Strategia sulla biodiversità, che mette a sistema molti principi di gestione ambientale, enunciati negli ultimi decenni in diversi regolamenti e direttive, introducendone di nuovi e integrandoli in una ampia strategia. Con riferimento agli impatti della crisi pandemica, la strategia afferma che "investire nella protezione e nel ripristino della natura sarà di cruciale importanza anche per la ripresa economica dell'Europa dalla crisi COVID-19", riconoscendo quindi lo stretto legame fra crescita economica sostenibile e protezione della biodiversità. Tra gli obiettivi concreti che la Commissione prevede di raggiungere entro il 2030, alcuni rappresentano importanti passi avanti per l'UE:

  • protezione di almeno il 30% di aree terrestri e del 30% di aree marine, di cui un terzo "rigorosamente" protetto, ovvero senza alcuna attività umana;
  • creazione di corridoi ecologici che impediscano l'isolamento genetico, consentano la migrazione delle specie e preservino e rafforzino l'integrità degli ecosistemi;
  • gli Stati membri dovranno assicurare che almeno il 30% delle specie e degli habitat il cui attuale stato di conservazione non è soddisfacente lo diventi o mostri una netta tendenza positiva;
  • destinazione di almeno il 10% delle superfici agricole ad elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità;
  • protezione della fertilità del suolo, riduzione dell'erosione e aumento della materia organica che vi è contenuta, tramite l'aggiornamento della strategia tematica per il suolo, ferma al 2006, e l'adozione del piano d'azione per l'inquinamento zero di aria, acqua e suolo;
  • proposta di un nuovo piano d'azione per conservare le risorse della pesca e proteggere gli ecosistemi marini, eliminando in primis le catture accessorie delle specie in via di estinzione;
  • recupero degli ecosistemi di acqua dolce, delle funzioni naturali dei fiumi e dello scorrimento libero di almeno 25.000 km di fiumi;
  • alle foreste sarà dedicata un'apposita strategia, con una tabella di marcia per l'impianto di almeno 3 miliardi di alberi nel territorio dell'UE

Considerata la rilevanza dei temi legati al cambiamento climatico e al recupero della biodiversità, si prevede che una parte consistente del 25% del bilancio UE dedicato all'azione per il clima sarà investita nella biodiversità e nelle soluzioni basate sulla natura.

I nuovi regolamenti
Nel 2018 è stata avviata la trattiva tra l’Unione Europea e gli Stati membri per la redazione dei nuovi regolamenti che normano la nuova politica agricola e, più nello specifico, i Piani Strategici Nazionali (PSN) di ogni Stato Membro. I regolamenti sono tre e sono stati approvati il 2 dicembre 2021dal Consiglio europeo. Eccoli:

Il percorso nazionale

Nell’ambito dell’iter tracciato e in riferimento alle linee guida indicate dall’Unione Europea, ogni Stato membro è stato chiamato a individuare le proprie priorità e a stabilire il proprio percorso di attuazione della PAC, attraverso l’elaborazione di un Piano Strategico Nazionale (PSN).

Il Piano Strategico Nazionale (PSN)
Per la redazione del PSN, che in Italia compete al Ministero della politiche agricole alimentari e forestali, è stata avviata un’attività di confronto e concertazione con le Regioni. Nel documento devono infatti essere indicate le modalità con le quali il nostro paese intende conseguire gli obiettivi della PAC. Si tratta di tre obiettivi generali (economico, ambientale e sociale), di un obiettivo trasversale sulla conoscenza e l'innovazione (denominato AKIS, acronimo di Agricultural Knowledge and Innovation Systems) e di 9 obiettivi specifici (garantire un reddito equo agli agricoltori; aumentare la competitività; riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare; agire per contrastare i cambiamenti climatici; tutelare l’ambiente; salvaguardare il paesaggio e la biodiversità; sostenere il ricambio generazionale; sviluppare aree rurali dinamiche; proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute).

Gli “eco-schemi”
Una delle novità principali della nuova PAC rappresentata dai “regimi per il clima e l’ambiente”, detti anche “eco-schemi“. Gli “eco-schemi” sono dei sostegni che gli Stati membri devono obbligatoriamente attivare a favore degli agricoltori, i quali potranno aderirvi facoltativamente per osservare pratiche agricole benefiche per il clima e per l’ambiente, e che si concretizzeranno in un pagamento annuale per ettaro aggiuntivo al pagamento di base.

Sarà competenza dell’Italia regolamentare gli aspetti applicativi degli eco-schemi, che in ogni caso dovranno rientrare negli impegni ambientali indicati dall’Unione Europea, in modo che :

  1. oltrepassino i requisiti di gestione obbligatori e le norme in materia di buone condizioni agronomiche e ambientali (condizionalità);
  2. vadano oltre i requisiti minimi per l’uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari, il benessere degli animali e altri requisiti obbligatori stabiliti dalla legislazione nazionale e dell’Ue;
  3. vadano oltre le condizioni stabilite per il mantenimento dell’attività agricola minima;
  4. siano diversi dagli impegni per i quali sono stati erogati pagamenti agro-climatico-ambientali del secondo pilastro.

Il sostegno dell’eco-schema è erogato sotto forma di un pagamento annuale per ettaro ammissibile, secondo due modalità, stabilite dagli Stati membri:

  • importo addizionale al pagamento di base;
  • importo che compensa i beneficiari, in tutto o in parte, dei costi aggiuntivi sostenuti e del mancato guadagno a seguito degli impegni (sul modello degli attuali pagamenti agro-climatico-ambientali)

Il tavolo di partenariato nazionale
Dopo la definizione delle analisi SWOT e dei relativi Policy Brief, ovvero dei documenti che sintetizzano la conoscenza e la ricerca sulle diverse politiche, il percorso si è concentrato sulla definizione delle esigenze di intervento a livello nazionale, che sono state oggetto di un esercizio di assegnazione delle priorità per fascia altimetrica (pianura, collina e montagna).

Per permettere il confronto e la costruzione condivisa del Piano Strategico Nazionale, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha istituito un tavolo di partenariato al quale partecipano i più importanti rappresentanti istituzionali e di tutte le principali associazioni di settore, le organizzazioni professionali, sindacali e il mondo della cooperazione. L’obiettivo è quello di stabilire un percorso condiviso con i rappresentanti del mondo produttivo, istituzionale e della società civile, al fine di contribuire insieme alla predisposizione del nuovo PSN.

Il percorso regionale

Contestualmente al percorso intrapreso a livello nazionale, anche la Valle d’Aosta è stata chiamata a confrontarsi e ad esprimersi su quali siano, a livello regionale, le priorità per lo sviluppo dei settori agricolo e forestale.

Analisi del contesto regionale e consultazioni
Come prima tappa, si è ritenuto opportuno compiere un'analisi preliminare del contesto regionale. Questa analisi è stata affidata al CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che l’ha realizzata attraverso la redazione di 5 Policy Brief, ovvero dei resoconti sullo stato dei principali settori dell’agricoltura valdostana. I 5 Policy Brief sono:

  • Effetti della crisi economica sul settore agricolo valdostano. Un’analisi della disuguaglianza
  • I risultati economici delle aziende bovine da latte in Valle d’Aosta e nelle aree alpine
  • Il costo di produzione del latte bovino in Valle d’Aosta
  • La competitività della viticoltura valdostana
  • L’utilizzazione degli alpeggi valdostani

Contestualmente, sono anche state avviate alcune consultazioni, da parte del Dipartimento agricoltura, per conoscere le opinioni dei cittadini e degli agricoltori su temi riguardanti la programmazione dei fondi europei. Nel 2019 la consultazione ha riguardato le esigenze collegate alla nuova Politica Agricola Comune, nel 2020 ha interpellato gli agricoltori per una valutazione degli aspetti positivi e delle criticità del PSR 2014/20 e nel 2021 ha approfondito la situazione e le opportunità dell’agricoltura biologica in Valle d’Aosta.

Il tavolo di partenariato regionale
Dopo la convocazione del tavolo di partenariato nazionale, nel mese di settembre del 2021 l’Autorità di gestione del PSR della Valle d’Aosta ha istituito un tavolo di partenariato regionale, che riunisce i referenti valdostani degli ambiti sociali, economici e ambientali, e il cui obiettivo è di fare emergere le esigenze e i fabbisogni a scala locale per le future politiche agricole. Una prima consultazione si è svolta online nel mese di settembre 2021 e i risultati sono stati poi discussi nel corso di un incontro convocato in presenza nella sede dell’Assessorato dell’agricoltura e risorse naturali, durante il quale dal confronto tra tutti i soggetti è stato stilato un unico documento che raccoglie le esigenze emerse secondo un ordine di priorità (secondo quindi una “prioritizzazione”). È stata anche avviata una collaborazione con la Regione Piemonte, allargata in seguito alla altre Regioni dell’Arco alpino, per studiare e proporre ai tavoli del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e della Commissione europea delle proposte riguardanti gli aiuti a superficie della futura PAC, alla luce del fatto che la visione interregionale degli eco-schemi e delle misure agro-climatico-ambientali permette non solo un reciproco arricchimento ma anche un rafforzamento delle singole politiche regionali e un approccio condiviso a problematiche comuni.

Le prioritizzazione delle esigenze
Per raccogliere in modo coordinato le richieste e i fabbisogni funzionali alla redazione del PSN espressi dalle singole Regioni, la Rete Rurale Nazionale (il programma finanziato nell’ambito della politica di sviluppo rurale dell’Unione europea per supportare e accompagnare l’attuazione dei PSR in Italia) ha individuato una serie di “esigenze” da sottoporre alla loro valutazione. Le Regioni sono quindi state chiamate a dare un valore di priorità (strategico, qualificante, complementare, marginale) per ogni esigenza rilevata.

Qui di seguito trovare il documento che contiene la prioritizzazione delle esigenze espresse dal partenariato della Valle d’Aosta