L’Assemblea generale dell’ONU ha designato, in occasione dell’Anno mondiale delle montagne nel 2002, l’11 dicembre di ogni anno come Giornata internazionale della Montagna, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’importanza dei territori montani per la salute del pianeta e per il benessere delle persone e di mettere in evidenza la varietà e la ricchezza delle culture di montagna.
La Valle d’Aosta, che vive appieno la sua condizione di regione montana, anche in quest’anno di emergenza sanitaria da Covid-19, ha voluto celebrare la Giornata, organizzando, con il supporto del Centro Europe Direct Vallée d’Aoste, una tavola rotonda dal titolo evocativo “La Montagna dopo la pandemia”, per ragionare sui valori della montagna oggi e nel futuro.
In questo periodo, infatti, le diverse e numerose tematiche legate alla montagna sono al centro di molteplici interessi: la pandemia ha cambiato il metro di giudizio e le modalità di approccio alle problematiche, dal punto di vista sia del territorio, sia delle popolazioni che sul quel territorio lavorano, portando maggior consapevolezza e percezione dei rispettivi ruoli. La montagna con la sua ricchezza di specie e di valenze, anche culturali e simboliche, può rappresentare un punto di partenza per ripensare un modello globale di sviluppo sostenibile innovativo.
L’Assessore regionale all’Istruzione, Università, Politiche giovanili, Affari europei e Partecipate, Luciano Caveri, ha invitato, in collegamento online, diversi ospiti che vivono ogni giorno il territorio montano al fine di raccogliere e discutere con ognuno i diversi punti di vista, i rispettivi approcci alle problematiche, e quali scenari si potranno aprire al termine della pandemia. Erano, infatti collegati Mariano Allocco, intellettuale occitano della Valmaira, Piero Ballauri, allevatore di montagna, Eloise Barbieri, filmaker e alpinista, Nicolas Evrard, Sindaco di Servoz, Haute-Savoie, recentemente nominato Consigliere per la Montagna e il Turismo al Ministero della Coesione territoriale e delle relazioni con le comunità locali del Governo Macron, Alberto Faustini, Direttore responsabile dei quotidiani Alto Adige e L'Adige di Trento e Don Paolo Papone, Parroco di Valtournenche e storico.
Sottolineando che non è un caso che si parli di “montagne” al plurale, l’Assessore Luciano Caveri, che ha condotto il dialogo, ha evidenziato come la pandemia ha colpito particolarmente il territorio alpino, mostrando un divario tra montagna e pianura anche dal punto di vista politico. Evidenziando la scarsa considerazione delle peculiarità dei territori montani quando vengono prese misure per contrastare l’emergenza sanitaria, l’Assessore ha auspicato sin da subito per il dopo pandemia una maggiore solidarietà tra le regioni alpine.
Mariano Allocco ha espresso la necessità di un cambio di paradigma nel rapporto tra montagna e pianura, in quanto attualmente la montagna non ha rappresentanza né voce, e bisognerà pertanto ripartire sin da subito dalla difesa dell’impianto organizzativo dei piccoli comuni alpini, dal ripristino della sussidiarietà e dalla revisione della “strategia delle aree interne”.
Alberto Faustini ha sottolineato la pluralità della montagna e del viverla, parlando di chi vi risiede, di chi la vive, di chi la frequenta abitualmente, del turista occasionale, di chi vi fa business, di chi quei luoghi li protegge, di chi vi sta tornando anche grazie allo smartwork: una montagna non solo da fotografare e non solo fatta di impianti di risalita, ma anche luogo in cui è possibile vivere, riscoprendo la solidarietà. Secondo Faustini bisogna tornare a evidenziare i problemi dei territori di montagna come ad esempio lo spopolamento, e a sensibilizzare sui diversi atout, come ad esempio il turismo alternativo.
Anche Eloise Barbieri ha indicato che il Covid è stata una cartina di tornasole che ha messo in evidenza alcune contraddizioni, tra cui il ritardo tecnologico, che invece potrebbe dare sviluppo e ripopolamento alla montagna.
Piero Ballauri, che gestisce un agriturismo, ha notato come la pandemia ha messo in evidenza la dipendenza delle regioni di montagna dipendano dai turisti e ha reintrodotto in reazione al primo blocco degli spostamenti, una maggiore attenzione alle realtà locali, che però non sembra sufficiente, come è stato dimostrato non appena è finito il primo lockdown, quando si è tornati alla situazione pre-covid. Ballauri ha quindi auspicato che il nuovo rapporto tra consumatori e piccoli produttori possa continuare anche nel futuro.
La differenza che Don Paolo Papone, parroco di Valtournenche, ha visto tra il primo ed il secondo lockdown ha un carattere psicologico legato alla possibilità di movimento: “Nel primo molta gente era al limite, mentre ora vedo più serenità perché si può camminare. I sentieri sono qualcosa di prezioso, bisogna ritrovare il valore del turismo di prossimità”.
Nicolas Evrard ha mostrato l’importanza di puntare sulla riscoperta degli atout dei paesi di montagna: cultura, natura, prodotti locali, benessere,... Bisogna lavorare sull’autonomia della montagna che non deve più essere periferia, ma il centro dello sviluppo. Ed è inoltre necessaria una cooperazione di prossimità tra Savoia, Valais e Valle d’Aosta, per ritrovare le nostre radici comuni di territori montani.
L’Assessore Caveri ha concluso evidenziando come grazie agli interventi dei relatori che hanno contribuito a creare un discorso armonico sul tema proposto, si possa intravedere un raggio di sole per le prospettive future.
La cooperazione tra regioni alpine, la cura e lo sviluppo sostenibile dei propri territori, la riscoperta, l’amicizia, il silenzio e il rilancio sono i messaggi positivi emersi della tavola rotonda, la cui registrazione è disponibile qui di seguito.